L’ikebana nasce dall’osservazione umile e attenta della natura: guardare con amore i petali di un fiore, la venatura di una foglia, l’erba che si piega al passaggio del vento. In questo modo l’ikebana insegna la pazienza, la riflessione e introduce ad una poetica conoscenza del mondo vegetale e dei cicli stagionali.


La collocazione ternaria di pochi, essenziali elementi è impostata su regole precise e proporzioni fisse tra vaso, rami e fiori. Nel periodo Edo (1603-1868) il ramo più lungo, più importante, rappresentava il cielo, il ramo più corto simboleggiava la terra ed il ramo intermedio l’uomo.
Nasce, così, l’immagine dell’uomo mediatore tra cielo e terra. L’uso di fiori in differenti momenti di fioritura simboleggia il ciclo vitale, effimero e transitorio: il fiore sbocciato rappresenta il passato, il fiore semiaperto il presente, il bocciolo è simbolo del futuro.
Nasce, così, l’immagine dell’uomo mediatore tra cielo e terra. L’uso di fiori in differenti momenti di fioritura simboleggia il ciclo vitale, effimero e transitorio: il fiore sbocciato rappresenta il passato, il fiore semiaperto il presente, il bocciolo è simbolo del futuro.
L’offerta di fiori alle divinità ha origine in India e con il Buddhismo, attraverso Cina e Corea, raggiunge il Giappone nel VI secolo d.C. dove diventa disciplina nel XV° secolo. Iniziata come arte ieratica e cerimoniale, oggi rappresenta un’armoniosa fusione di estetismo e poesia, espressione artistica, frutto e riflesso della cultura giapponese.
delle classi elevate della società, monaci buddisti e nobili. Solo molto più tardi, nel XVII secolo, con il nome di ikebana -‘fiori viventi’-, si diffuse in tutte le classi sociali ed incominciò ad esserepraticata anche dalle donne.
L’ikebana ha saputo adeguarsi alle tendenze figurative del nostro tempo: diventa una ricerca di grafismo, colori e volumi, facile da inserire nella nostra vita quotidiana e negli ambienti occidentali moderni.